Casole nell’antichità

Antichità a Casole d’Elsa

Il territorio dell‘attuale Comune di Casole d‘Elsa, incastonato tra le prime propaggini delle Colline Metallifere, lambito dal corso dei fiumi Cecina ed Elsa e dal massiccio della Montagnola Senese, ha rappresentato fin dai primordi un luogo importante non solo per lo sfruttamento delle risorse naturali, ma anche per l‘ubicazione lungo importanti vie di comunicazione tra le diverse zone della Toscana centro-occidentale e di penetrazione verso l‘interno.

Le prime tracce sicure di stanziamento umano risalgono ad età neolitica, documentata dai rinvenimenti di industrie litiche su scheggia in varie località del territorio (Le Gabbra, Mensano e Lucciana), che testimoniano l’inizio del processo di stanziamento sedentario nell‘area.

Se l‘età del bronzo, caratterizzata dall’inizio dello sfruttamento delle risorse minerarie (rame) nell‘area delle Colline Metallifere, è poco attestata, l‘età del ferro (IX-VIII secolo a.C.) assume caratteri più definiti.
Infatti, oltre a materiali sporadici come un morso equino, un fodero di spada ed un fuso in bronzo, espressione della ricca aristocrazia, si trovano sul territorio piccoli nuclei di tombe a pozzetto, come il sepolcreto de Le Gabbra, scavato alla fine dell‘Ottocento dal marchese Bonaventura Chigi Zondadari.

Con l‘orientalizzante (VII secolo a.C.) e soprattutto con l‘età arcaica (VI secolo a.C.) assistiamo alla nascita di piccoli potentati locali che abitano in fattorie sparse nel territorio e traggono ricchezza dalla feracità del suolo e dal controllo delle vie di comunicazione.
Estremamente significativo in questo senso il ritrovamento della tomba in località La Senese, che ha restituito due affibbiagli di bronzo decorati a sbalzo con scena di lotta.

A questo periodo, con una significativa continuità fino ad età classica, sono da riferire anche i ritrovamenti in località Le Poggiola, Cerrecchia e Mucellena.

Con l‘età ellenistica (seconda metà IV- inizio I secolo a.C.) è sempre più evidente il ruolo egemone del centro di Volterra.
Il territorio subisce una profonda ristrutturazione.
Le famiglie gentilizie, che hanno controllato l‘area nei secoli precedenti, perdono progressivamente importanza a fronte di una continua e sempre maggiore ascesa di un ceto medio, caratterizzato da nuclei sepolcrali di strutture ipogee a pianta semplice con corredo e suppellettile di produzione o imitazione volterrana.
Emblematico in questo senso il caso della necropoli di Orli, dove sono documentate oltre venti tombe a camera riferibili ad un nucleo abitativo da collocarsi, verosimilmente, nel luogo dove sorgerà l‘abitato medievale di Casole d‘Elsa.

Il passaggio all‘età romana non sembra caratterizzato da traumi.
Infatti, nonostante le vicende successive all’assedio sillano di Volterra e alle successive rappresaglie, la vita nel territorio sembra proseguire senza evidenti rotture.

Ciò è dimostrato anche dalla tomba a camera scavata in località Escaiole, dove il corredo testimonia il totale inserimento nella cultura materiale romana fortemente ancorata alla tradizione etrusca nel ricorso all‘utilizzo della struttura sepolcrale ipogea.

La presenza di cisterne (come a Lucciana) o testimonianze sporadiche sparse nella parte valliva del territorio testimoniano, infine, l‘occupazione della campagna da parte della ricca aristocrazia.
Importante documento è l‘ara sepolcrale marmorea, di Marco Ulpio Epaphrodito, amministratore di alcune proprietà private dell‘imperatore Traiano, recentemente recuperata nella Collegiata di Santa Maria Assunta.

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